Se è nella profondità del corso del tempo che riusciamo a definire ciò che si è, il racconto del passato e del ricordo è lo strumento con cui meglio si può costruire un pensiero di se stessi, comprendersi nella relazione con gli altri, tentare di trovare risposte alle domande che una vita mai sazia continua di stagione in stagione a presentare, e da ieri come da oggi intuire il senso anche di un domani possibile.
Una storia che taglia decadi diverse, catturandole non in una piatta organicità descrittiva, ma facendole vivere nella forza di sentimenti pieni, in cui il filtro della distanza, invece di sbiadire, dà alla memoria un calore saturo, come di lomografia.
Le immagini emergono dal passato in un succedersi spontaneo, che quasi si tinge di un visionario da sogno. Dagli anni Settanta, distanti ma vividi di simbologie indelebili dalla sfumatura quasi ancestrale, ai Duemila, fatti della concretezza del quotidiano, che dalla tangibilità di un presente in divenire non escludono un soffio di poesia, passando per gli anni Ottanta, che negli occhi di una bambina hanno messo desiderio e splendore e mutamento – sono grandi costellazioni di personaggi a screziare un vasto cielo di tempo.
La famiglia resta legame fondamentale, ma c’è anche una variegata comunità più prossima, con cui il destino, per il suo disegno curioso, fa intrecciare la vita di ognuno. E sempre forte è il legame con la campagna, un attaccamento emotivo ancor prima che materiale, che radica gli individui, li affratella e li identifica nei cicli della natura, in un respiro che va ben al di là della loro esistenza.