Ancora umani è un cammino percorso e un invito fermo e accorato.
Del cammino conserva alcuni passaggi: il vissuto che, per afflizione o amore, ha saputo assurgere a poesia. Anche l’invito, pur proteso al futuro, attinge al passato: d’altronde, per l’individuo come per le specie, memoria significa creare i perimetri perché la vita abbia gioia e senso, e il dolore, anche quando camuffato, non trovi modo di perpetuarsi.
La silloge è divisa in tre sezioni: poiesis, il buio sottovuoto, tenerezza e furore. Le sezioni corrispondono in parte a tre tempi diversi delle esperienze dell’autrice, ma in parte sono sincrone e i temi si accavallano: la prima sezione, poiesis, è in prevalenza un viaggio nella potenza creativa della parola e dell’amore, che hanno tante caratteristiche comuni. La seconda, il buio sottovuoto, descrive invece situazioni e sensazioni di chiusura, asfissia, incomunicabilità. La terza, infine, tenerezza e furore, si muove tra passato e futuro, recupera fiducia, esce dal labirinto. Forse.