Un professore di musica in pensione, che vive sulle sponde del lago di Como, è alla ricerca di una storia da raccontare, ora che ha tempo libero infatti vuole dedicarsi alla sua passione per la scrittura. Il suo pensiero va ai drammatici eventi che la cara amica Roberta ha vissuto l’anno precedente: la figlia Susanna di vent’anni, giunta al culmine della sofferenza, ha messo fine ai suoi giorni gettandosi sotto a un treno. Egli vorrebbe parlare di giovani partendo proprio da questo, rappresentare le loro sofferenze, investigarne le cause, allertare la società su fenomeni sempre più preoccupanti. Così si reca dall’amica per chiederle il permesso. La donna acconsente e lo fa affidandogli le pagine che in quei lunghi mesi di dolore ha scritto per la figlia. In quelle parole, dapprima quasi flusso di coscienza, poco alla volta emergono le fila di una storia che è la vita delle due donne, madre e figlia, e le tessere del puzzle piano piano si ricompongono: prima del dolore, prima della sofferenza si riscopre l’infanzia di Susanna alla ricerca di un colpevole, di cause che possano giustificare un simile strazio. La loro è una famiglia come tante, frutto di un amore che il tempo e la violenza hanno messo in crisi.
Tardi, arriva allora la separazione, troppo tardi, conseguenze indelebili resteranno nell’animo dei figli. E più di tutti in lei, la figlia di mezzo, che presenta presto problemi alimentari e autolesionismo. La forza di una madre disperata, stretta agli altri figli e al nuovo compagno, non basteranno a salvare la ragazza. Le lettere però ora servono, per chiudere i conti, per dare e ricevere perdono, per non impazzire, per capire a fondo quello che è accaduto e infine accettarlo, riscoprire la vita pian piano e nascere nuovamente. Le lettere diventano, pagina dopo pagina, romanzo epistolare di struggente e devastante bellezza.