“Enrico è scappato con la bicicletta di Alberto.” Questa frase captata dai ricordi confusi della propria madre, spinge l’io-narrante a ricostruire, un po’ basandosi su racconti familiari, molto inventando quando la certezza dei fatti le manca, le storie di tre giovani vissuti nel secolo precedente. Enrico, Tullia e Alberto, tre ragazzi romani, vivono dapprima una tormentata storia d’amore che esplode, con conseguenze impensabili, nell’estate del 1937. Da lì le vicende dei tre giovani e delle loro famiglie si mescolano, in un crescendo sempre più drammatico, con gli eventi storici che in quegli anni travolsero il mondo. Ognuno dei tre protagonisti segue la propria strada, segnando così irreversibilmente la propria formazione e il proprio destino. Ognuno arriverà, da una reazione iniziale tutta emotiva agli avvenimenti, a maturare, in pochissimo tempo, le proprie scelte personali. La narratrice ripercorre gli itinerari dei tre personaggi, a volte seguendo la falsariga dei diari di Enrico che, dopo aver combattuto in Spagna, torna in Italia ed entra nella Resistenza, partecipando a un’operazione concertata tra Alleati e forze partigiane. Più spesso, come dietro una cinepresa, il suo sguardo insegue le vicissitudini degli attori principali spostandosi tra Spagna, Francia, America e Appennino Reggiano, durante un arco temporale che abbraccia la prima metà del Secolo Breve.
L’io-narrante infine ritrova la propria memoria familiare e storica, venendo a capo di un intreccio che le pareva inestricabile, anche con l’aiuto di una buona dose di immaginazione. D’altra parte, afferma l’autrice nell’epilogo: “Senza immaginazione non si può veramente capire la realtà.” Ed è proprio per questo che, per fortuna, esistono i romanzi.